Golf Club Villa Condulmer

Il golf è un luogo meraviglioso della vita. E ne ho le prove.
Torno da un fine settimana splendido presso Villa Condulmer. Tengo per me le questioni private, ma desidero parlare del circolo e del campo. Una specie di recensione, insomma.

L’accoglienza

Varchi le porte del circolo, entri in segreteria e ti trattano da signore, ti fanno sentire il benvenuto. Ti senti a casa.
Ci si saluta tutti, non importa che ci si conosca o meno. Qui usa così. Mi sovviene Pavese:

La gente di questi paesi è di un tatto e di una cortesia che hanno una sola spiegazione: qui una volta la civiltà era greca.
(27 dicembre 1935, lettera alla sorella Maria)

A Zerman di Mogliano Veneto la civiltà non era greca, ma la cortesia delle persone del luogo è qualcosa che ti lascia senza fiato. Ho scambiato qualche parola con la signora delle pulizie, per esempio; ho percepito la cura del dettaglio in ciò che fa. Mi ha commosso. Nel grande disegno delle cose, non credo che la pulizia degli spogliatoi sia un dettaglio da trascurare.

Il campo pratica

Le postazioni non sono molte, ma non ho mai dovuto aspettare per praticare.
Purtroppo col mio drive a banana continuavo a colpire la collinetta in fondo a destra. (Di punto in bianco non sapevo più usare il driver, e non va bene.)
Dalla terrazza del bar si gode una splendida vista sul putting green, vista che ti invita proprio – almeno, a me è successo così – a passarci ore per studiare la meccanica del colpo.

Il campo

Io golfisticamente sono nato in campi molto mossi, e un campo del tutto in piano è qualcosa di particolare, quasi strano per me. Eppure il disegno è interessante, con dei tocchi di classe che si fanno ricordare, come ad esempio il cancello della villa che segna il passaggio dalla seconda alla terza buca.
Le buche si snodano tra file di alberi (platani, querce, cipressi, cedri, pini e faggi – e di certo altre specie che non conosco) che ingentiliscono e impreziosiscono il contesto – anche se a me, che ieri avevo dimenticato completamente come si tirano driver e legno, davano più ansia che altro. (Tuttavia i fairway sono generosi, e finire in rough non è poi così semplice.)
I green sono nella sostanza piatti, anche se hanno delle micropendenze che possono ingannare. Sono piacevolmente veloci.
La sabbia dei bunker è uniforme.
L’acqua è presente qua e là, in maniera discreta.
(Ho giocato in modo orribile, ma è un dettaglio senza importanza. Durante il gioco mi importava molto di più il clima di amicizia.)

Signature hole

Per sensazioni, per me è la 9: un dogleg a sinistra non complicato, ma che richiede un primo colpo piazzato e un secondo molto calcolato verso un green leggermente rialzato, largo ma molto corto. In entrambi i giorni ho giocato un ferro 7 come secondo colpo, e mi è rimasta dentro la sensazione di impatto cristallino del ferro con la palla che era posta in un rough semispoglio (a destra ovviamente, e consideravo già un miracolo il fatto che la palla non fosse finita fuori limite).
Da un punto di vista tecnico ho apprezzato in maniera particolare la 8, un par 5 che richiede attenzione sia sul secondo colpo, per l’acqua sulla destra, che sul terzo, per i tre bunker posti a difesa del green, e la 17, un altro par 5 con caratteristiche simili (acqua e fuori limite sul secondo colpo e colpo al green da calcolare in maniera precisa).
Per difficoltà, la 11. Anch’essa un dogleg a sinistra, dove il primo colpo – di solito un drive – deve essere piazzato con attenzione nella parte destra, ma anche così richiede un secondo colpo lungo.
Esteticamente ho amato la 1, un par 4 cortissimo contornato nella sua interezza da alberri ad alto fusto che invita alla sfida (ma niente driver per me, ho preferito la tranquilla sicurezza di ibrido e pitch).

La lingua

Una nota finale riguarda la lingua veneta. (O dialetto, come spesso la si chiama. Ma dal punto di vista linguistico è una lingua regionale, e la differenza non è da poco. Marco Paolini, per fare un nome soltanto, docet; e ampliando il raggio d’azione dice, citando Pasolini: “Il friulano è una lingua con diciotto dialetti”.) Ecco, la si sente adoperare così spesso, e in maniera così semplice ed elegante al tempo stesso, e da persone di tutte le età, che il cuore non ti si può non allargare. Più di una volta ho provato imbarazzo per non saper rispondere in quella bella lingua.

In breve

Non è soltanto golf, è un’esperienza piena. L’ambiente è da 10 e lode, il contesto ameno e rilassato. E non importa se ho dimenticato come si gioca a golf, ora ho tanti amici nuovi. Nessun luogo è lontano, direbbe Richard Bach.

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