Negli ultimi mesi ho iniziato a dare una mano al circolo facendo lo starter per le gare. È un’attività cui mi sono avvicinato con un certo tremore (non ero sicuro che sarei stato all’altezza del compito), ma che ho scoperto presto piacermi molto, soprattutto per il fatto che mi dà la possibilità di scambiare quattro parole con tantissime persone. Sono chiacchiere che non possono andare al di là della superficialità di discorsi frammentari e brevissimi, ma che coll’andare del tempo hanno iniziato a formare una sorta di conversazione complessiva. È un po’ come se il golf stesso mi parlasse.
Un fatto vorrei soprattutto notare: le “promesse oneste ma grosse” di cui parla Ligabue. Io sono stato per anni come Peter Pan, preso nelle mie fantasie golfistiche, pensando di poter arrivare chissà dove. E ora, sulla soglia dei cinquantasette anni, vedo bene che i miei limiti non li posso ignorare né trascurare, che il fatto di non avere cominciato a giocare a golf da bambino ha un significato molto preciso (Silvio Grappasonni, in una telecronaca di tanti anni fa in cui stava commentando un’uscita dalla sabbia di Ernie Els, disse qualcosa del genere: si vede che quel […] continua a leggere »