Museo privato Bisagno, dieci anni dopo

La settimana scorsa ho fatto ammenda. Ho mantenuto una promessa fatta dieci anni fa. Credo che abbia a che fare col fatto che quando l’allievo è pronto il maestro, magicamente, compare. E raccontare questa storia magnifica è impegnativo, per me, perché tanti pensieri mi si accavallano alla mente nello stesso tempo, tutti desiderosi di venir fuori. Proverò ad andare con ordine.

Parto da qui, dove giusto dieci anni fa raccontai di questo splendido museo. Lo feci con passione, ma concentrandomi sull’incantevole libro che il deus ex machina del museo, l’avvocato Marco Bisagno, col supporto della moglie Iole (perché sarà scontato dirlo, ma come può esistere un grande uomo senza una grande donna al suo fianco?), pubblicò per raccontare della sua “creatura”: opera già in sé sublime, oggetto non venale e fuori commercio (e del resto le stesse considerazioni valgono per il museo: il museo non ha biglietti e orari, è una creazione privata con nulla di commerciale che lo riguardi). Mi concentrai sul libro dunque, e non – come forse sarebbe stato naturale – su una visita al museo stesso. L’avvocato mi telefonò per invitarmi, fu gentilissimo e squisito (cosa di cui ho avuto conferma appunto la settimana scorsa; ma non anticipiamo); io mi limitai però a una di quelle promesse generiche che non hanno scadenza e non sono impegnative.

(Ho sbagliato, mio caro Marco: questo mi è chiaro ora. Ma lei sa bene che c’era un senso più alto e compiuto nella visita recente. “Poi scordarono tutti e passò molto tempo”, direbbe Pavese.)

Da allora sono passati dieci anni, e nel frattempo sono successe alcune cose. Ho conosciuto Carlo Busto, anch’egli gran collezionista di golf (l’hickory è la sua specializzazione) e persona di gran cortesia (anche qui sarà un luogo comune, ma il golf è popolato da veri signori; e se vado indietro con la memoria non posso non citare almeno Pat Nesi, Mario Camicia e Marco Mascardi – la cui collezione di libri di golf, che vidi a casa sua diversi anni fa, ora per sua espressa volontà si trova proprio presso il museo – e un’emozione nell’emozione è stata per me vedere quegli stessi libri in quel luogo quasi sacro). Carlo ha visitato il museo, e di ritorno mi ha riportato l'”ordine” dell’avvocato Bisagno: “Dica a Davico di venire a vedere il museo!”

Insomma non potevo più tirarmi indietro. E ora c’è Paola con me, e tutto è più semplice. Telefono e prendiamo appuntamento. L’avvocato è persona di una cortesia e gentilezza fuori dal tempo; iniziamo subito la visita. Si comincia dalla statua a grandezza naturale di Bobby Locke, e già senti l’emozione nell’osservarne i dettagli. Poi c’è il Pensoso, una statua creata sulla scia del Pensatore di Rodin; una libera interpretazione, probabilmente un desiderio di andare un poco più in là, nella consapevolezza che siamo nani sulle spalle dei giganti. Insomma, già sulla soglia capisci che ti trovi in un luogo magico.

Poi ci siamo avvicinati al museo vero e proprio, e le tante immagini presenti raccontano una vita di viaggi e di filantropia, l’avvocato Bisagno una sorta di moderno Lawrence d’Arabia – fatte tutte le debite proporzioni, come si affretta a ricordare lui.

E quindi si entra nel museo. E non può non prenderti subito un nodo alla gola per tutta la storia del golf che è presente in quel luogo. I bastoni, innanzitutto: dal più antico, datato 1820, a seguire. Le ottomila palline logate, che hanno dato vita a un altro libro, anch’esso fuori commercio; le palline d’epoca. I vari memorabilia, le stampe, i libri. I putt, tra cui uno di Jack Nicklaus. Il tutto incastonato in un legno lavorato con sapienza e con amore.

Il museo – va detto – prende l’abbrivio da un’occasione tragica, che è la morte dell’unico figlio dei signori Bisagno, Davide. E a me non può non venire in mente la rubrica Golf Saved My Life di “Golf Digest”. L’avvocato durante la nostra visita ha affermato che il golf gli ha salvato la vita, e io non ho faticato punto a credergli. (Perché, sia detto incidentalmente, il golf può salvarti la vita.)

Insomma la visita è proseguita con lucida emozione. Non racconterò delle splendide parole che l’avvocato ha avuto per Paola e per me; dirò soltanto che l’abbraccio, dopo una giornata meravigliosa, è stato sincero, sentito e reciproco.

Grazie Carlo, per aver permesso che tutto questo divenisse realtà.
Grazie Paola, per aver portato la tua magia in quel luogo.
Soprattutto grazie, avvocato Bisagno, e grazie, signora Iole, per quello che fate e per come lo fate. (Io sono un semplice testimone della magia.)

Lascia un commento