Questo libro – che ho comprato usato per una sterlina e poco più (per dire che a leggere non ci vogliono davvero tanti soldi) – è il racconto esilarante dell’avventura dell’autore verso il professionismo.
Già il sottotitolo – My Year of Swinging Dangerously on the Pro Golf Tour – è autoesplicativo. Cox racconta, con molta autoironia, i suoi tentativi (che spesso finiscono in disastro) di diventare un pro.
C’è il lieto fine, comunque, e anche se non corrisponde all’obiettivo iniziale non è detto che non sia la scelta migliore per il protagonista.
Una citazione (p. 135):
When you play the kind of golf Westwood and Woosnam do, everyone wants a piece of you – whether that piece is in the shape of a photo sanctified with your handwriting, or one of your broken tee pegs, or the more transient confirmation that you’re all right or that you’ll take every shot as it comes and see what happens and that it’s all about holing some putts, in the end.
In poche parole una lettura leggera e anche umoristica, sulla scia di The Green Fine Line e Paper Tiger, l’ideale per giornate luminose come queste.
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