Guardo il movimento del golf nel suo complesso – dai vari tour al giocatore della domenica mattina –, e cerco di capire che cos’è che non va. Perché la Francia ha 400mila golfisti, la Germania 600mila e noi solo 100mila, con economie e società paragonabili?
Poi guardo il campo e il campo pratica del mio circolo, e inizio a intuire qualcosa.
Il campo del mio circolo ha la tendenza chiara e netta, negli ultimi anni, a diventare più facile. Vengono abbattuti degli alberi senza che altri ne vengano piantati, vengono costruiti dei nuovi tee a semplificare delle buche che di difficile hanno ben poco. Sospetto che non sia un caso isolato.
Il campo pratica è spesso sostanzialmente deserto. Al limite il golfista pensa che la soluzione sia nel marketing dei bastoni, ovvero che il miglioramento non passi per la polvere del campo pratica ma piuttosto per il nuovo drive da 400 euro. E infatti in campo pratica si sente molto di più lo zing di un drive che non il suono di un putt da tre metri, o di un approccio da quaranta. (Ho fatto uno shank imperiale, ieri mattina alla 14 di Monticello, col lob da 47 metri dall’asta in fairway e ho pensato che no, non sono ancora arrivato a 10mila ripetizioni per quel preciso colpo e dunque non posso pretendere che vada in automatico.)
Mia figlia grande ha giocato a golf per qualche tempo, è arrivata alle soglie dell’handicap ma poi ha lasciato stare: in parte perché non le interessava, ma in parte perché il compito era troppo difficile rispetto alle sue capacità.
Capisco la politica del circolo (dei circoli), che deve prima di tutto garantirsi una base di soci, altrimenti dal punto di vista economico perde di significato; e dunque il rischio sarebbe, domani, di non avere più circolo. Ma ho anche l’impressione che non sia questa la soluzione.
Tanto è stato detto su questo problema, che effettivamente per il movimento golfistico italiano di questi anni è significativo, per esempio sulle varie riviste. La soluzione per me ha molte facce:
– quella della Federazione;
– quella dei circoli;
– quella del golfista.
Ha la faccia della Federazione, che è il tramite (semplifico) tra la politica e l’economia, perché senza investimenti non andiamo da nessuna parte. Esempi di investimenti: promozione a tappeto del golf nelle scuole (fuori dai denti: soldi della Federazione per far provare il golf ai bambini e ai ragazzi, allo scopo di suscitare l’interesse di qualcuno tra di loro); agevolazioni a chi investe nel golf, eccetera. (Non dimentichiamo che lo sport vale l’1,6% del PIL italiano.)
Ha la faccia dei circoli, per esempio con costi differenziati: perché, ad esempio, si preferisce puntare sul notaio ottantenne – lo dico con tutto il rispetto, sia chiaro – piuttosto che non sul ragazzino di dieci anni? E non sul ragazzino bravo, quello che può diventare un handicap basso, perché sarebbe scontato: sul ragazzino normale, uno che gioca a golf per divertirsi con gli amici.
E ha, naturalmente, la faccia del golfista, che in un ambiente che aiuti il suo avvicinamento sarà più agevolato a provare e continuare. (Però non dovrà dimenticarsi, il golfista, del fatto che il segreto di Ben Hogan è ormai compiutamente svelato, e risiede nella polvere del campo pratica.)
Commenti
Del disincanto: http://t.co/jOIh89Ibhn [le tante facce del golf del futuro, polvere del campo pratica inclusa]
Ciao Gianni,
quello che hai affrontato è un discorso molto ampio, però negli anni mi sono fatto una mia idea.
In Italia l’immagine del golf va svecchiata, e ripulita dai cliche che ancora la perseguitano, per fare questo la federezione dovrebbe spendere un po’ di soldini cercando di dare un’immagine fresca e giovanile a questo sport, magari cercando di far trasmettere qualche torneo sulle tv in chiaro (anche quelli della settimana prima), così da permettere al popolo italico di conoscere le gesta dei nostri paladini (Molinari, Manassero etc…), e far conoscere questo sport nelle scuole così da avvicinare i più giovani a questa attività.
Altra cosa dovrebbe essere quello di sostenere i campi pratica ed executive, strutture semplici e meno onerose da gestire ma che permettono a chiunque di avvicinarsi a questo sport, di conoscerne le varie sfaccettature e soprattutto di poter giocare anche nei ritagli di tempo.
Stavo dimenticando… appello alle TV… tornate a trasmettere “Tutti in campo con Lotti”… sono sicuro che in qualche mese avremmo 50000 nuovi giovani golfisti sui campi!!! 🙂
Tornando a me, anche questa mattina mi sono fatto 50min di macchina per andare a giocare sull’executive (appello: costruite un campo execuitive con adiacente campo pratica in valle Seriana!!!), oggi la schiena era ok e lo swing girava molto bene, il passaggio ad un solo piano sta iniziando a dare i suoi frutti, 13 GIR… mai stato così felice di sistemare pitchmark, impatto pulito e palla che partiva dritta e che si stoppava in green nonostante fosse una topflite parecchio dura. Quello che oggi non andava era il putt, un po’ perchè ero appagato dal gioco dei ferri e quindi arrivavo in green pensando già al prossimo tee, ed un po’ perchè per il mio compleanno mi sono regalato questo http://www.clevelandgolf.com/US_classic-collection-hb-1-satin-chrome-putter__cchb_1_putter__viewProd_putters.html
€58,99 di autentica bellezza che potrò stringere tra le mie mani martedì… 🙂
e quindi non mi concentravo a dovere…
Tutto questo per un totale di 65 colpi, con troppi 3 putt…
Fatte le somme mi sono un po’ incavolato, come si fa a girare in 65 giocando così bene i ferri, cavolo ho preso i green dei par 3 da 140mt e poi faccio 3 putt?!?!?! Quindi dato che mi avanzava tempo ho fatto altre 9 buche in cui grazie al fatto che ero tornato a puttare normalmente ho fatto 2 birdie, 5 par e due bogey per un totale di 27 colpi. 🙂
E’ vero una rondine non fa primavera… ma oggi per me è già estate!!!! 🙂
Ciao Gianni,
stavo riguardando qualche appunto preso questa mattina in campo, faccio di carry con il wedge 50,5° circa 85mt, il PW a 46° circa 95, il i9 circa 105, i8 circa 115 e così via fino al ferro 4 che avendo preso il green in salita a 145mt (con circa 10mt di dislivello) penso si fermi a 155mt, mi prendo almeno 20mt da te con ogni bastone… si vede che la mia vita sedentaria e la totale assenza di esercizio fisico non giova alla mia scarna muscolatura… resto in attesa di un tuo post sugli esercizi da fare per potenziare il mio fisico… 😉
Belli i tuoi commenti e i tuoi racconti Mauro! Continua a tenerci allegri!
Girare in par in un campo executive è un ottimo viatico per il campo “vero”.
Quanto ai venti metri, è tutto relativo. Ricordo un drive alla patrocinata di Castelconturbia di tre anni fa: eravamo in due (il terzo si era ritirato), e il mio compagno di gioco era un ragazzo che l’anno dopo passò professionista. Comunque alla 11 io feci un drive decente, e lui mi superò di 73 [sic] metri. (Ho raccontato di quel giorno qui: https://giannidavico.it/campopratica/2011/07/08/il-piu-ballesterosiano-dei-birdie/.)
Ma insomma tirarla dritta è più importante che tirarla lunga. Tirarla lunga senza un handicap almeno a una cifra non cambia nulla in realtà sullo score.
Sulla preparazione atletica sì, ne ho parlato qui e là ma occorre un reminder. Ottimo spunto per un prossimo post!
Ciao Gianni,
sempre troppo gentile!!!
Se dava 73mt a te…ne avrebbe dati 93 a me!!!
Ho letto volentieri il tuo vecchio post, mitico Seve!!! Sull’aereo che mi portava in Cina ho visto uno speciale a lui dedicato, vedere alcuni dei suoi colpi memorabili è stato uno spettacolo, sentirlo raccontare la storia di come da giovane si allenava sulla spiaggia è stato bello, vedere Faldo piangere mentre lo ricordava…troppo triste.
Il putter è arrivato, commenti a caldo… davvero bello, bello il grip in gomma morbida e bella la testa fresata che garantisce un tocco soft e mi sembra un bel rotolo.
Questa sera ho finito anche di costruire il mio stimpmeter, una brutta copia di quello vero, così ho potuto misurare la striscia di erba sintetica che uso per praticare, il risultato è stato 11, in pratica come essere allo US Open!!!
Bravo Mauro!
Sul putt sto studiando, voglio arrivare a costruire un sistema che aiuti il golfista a capire le linee, fatto incrociando il BreakMaster, l’AimPoint Express, gli studi di Pelz e quello che so del putt.
Quando sono in pieno flow sul putting green e ho misurato le pendenze eccetera, il putt mi sembra soprattutto un questione matematica. Insomma non esiste (né esisterà mai) la soluzione definitiva, ma un grosso aiuto sì.