Bergamo, lezioni di umiltà

Non ho passato il taglio al Mattone d’oro.

Non è un dramma, ma era una gara cui tenevo e dopo il primo giro avevo tutte le carte in regola per passare. Sarebbe stato un fatto normale, perché avevo un cuscino di colpi notevole. Ma forse ho anticipato mentalmente le sensazioni che avrei provato nel sapermi a giocare il terzo e quarto giro, o forse – più semplicemente – ciascun giro di golf fa storia a sé. In sostanza sono partito con un doppio bogey rocambolesco alla 1, dove ho fatto tutti gli errori possibili e ho finito per imbucare da fuori green; in seguito mi sono ripreso, ma lasciando troppi colpi gratuiti al campo.

Il risultato finale è stato un inguardabile 84 (dopo il 79 del giorno prima), che mi ha lasciato fuori di un colpo. Un colpo è poco, è pochissimo, ma ad un certo punto il taglio cade – ed è caduto lì.

Non dico di essere contento di non aver giocato l’ultimo giorno, ma per il gioco espresso sabato è certamente meglio e più giusto così: non sarebbe stato corretto che qualcuno che ha giocato come me passasse alla fase successiva.

Ho totalizzato cinque doppi bogey [sic], un numero che mi lascia molto più attonito e sorpreso che dispiaciuto. La causa è comunque certamente mentale: non ero allineato con me stesso e col mio gioco, gli errori tecnici sono stata semplice conseguenza di una mente che non ha funzionato come dovrebbe e come sa fare in questi casi.

Pensando al singolo colpo che avrei potuto risparmiare, e che mi avrebbe portato alla fase successiva (lo so che la dietrologia non serve a nulla, ma dovrò pur elaborare in qualche modo!), mi viene in mente il green della 17. Avevo un putt in salita di 5-6 metri, e guardando la linea ho dimenticato la forza. Ho fatto tre putt!

Ci sono anche gli aspetti positivi, però – perché come dice il mio amico Stefano, “qualcosa si porta via sempre”. Ho ritoccato l’handicap verso il basso, sia pure lievemente (3,2 quello attuale), in virtù del bel primo giro dove il CBA è stato di +4. E poi l’esperienza acquisita ha un valore notevole, è stata una bella lezione di umiltà di cui farò tesoro per il futuro.

E al di là di questo è una gara bellissima in un campo splendido: avervi partecipato è dunque un onore e un piacere. Altre gare attendono già dietro l’angolo: faccio tesoro delle lezioni apprese, e si prosegue.

Commenti

Mauro ha detto:

Ciao Gianni,
avendo assistito di persona al giro posso aggiungere a quanto tu hai scritto che con un po’ di fortuna in più avresti girato ancora in 79, inoltre la mia presenza sicuramente non ho giovato alla tua concentrazione, ma nemmeno a quella dei tuoi compagni (anche loro in 84), unica consolazione personale quella di avervi aiutato a cercare qualche palla. 🙂

Ora passo ad un analisi obbiettiva del tuo gioco:
– dal tee sei preciso e sufficientemente lungo, anche le poche volte che non hai preso il fairway sei sempre rimasto ai lati del fairway a non più di qualche metro;
– legni da terra e ibridi tirati con sicurezza e buona precisione;
– ferri sempre solidi (palla-zolla spettacolare…like a pro!!!) e precisi;
– ottimo gioco corto e putt.

Quindi confermo quanto detto sopra, per quanto mi riguarda avresti potuto girare ancora in 79 (o meno) senza troppa fatica.

Grazie per avermi permesso di vivere un bel pomeriggio di vero golf.

p.s. Io la sera avevo le gambe e la schiena indolenziti, e domenica non sarei stato in grado di giocare 18 buche, quindi complimenti anche per la forma fisica invidiabile.

giannidavico ha detto:

Grazie mille Mauro, sempre troppo buono – un 84 non è difendibile, comunque lo si guardi!!!

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