Strano il mio rapporto col golf.
A maggio ero 3.0, in una gara al mio circolo alla 18 mi sarebbe bastato un par per scendere a 2.9 e feci bogey. Da allora ho preso 9 virgole in 11 gare; e anche se i punteggi non sono mai stati disastrosi (29 punti stableford in un caso, ma la media è 32,8) non è certo un risultato che fa piacere.
Nelle prossime settimane farò un bilancio della stagione (prima devo almeno prendere parte a questa gara), ma già ora so dire che dopo giugno i risultati sono andati peggiorando.
Niente di grave in questo (salvo il fatto che il tempo passa e a me, con i miei 48 anni, non rimane più molto tempo golfistico). Il golf è fatto a cerchi; negli ultimi mesi ho imparato delle cose, soprattutto sul volo della palla, che verranno buone nella stagione che verrà. Sto imparando persino a fare draw, cosa per me del tutto inaudita.
Ieri mi è arrivato questo libro, che ho cominciato a leggere avidamente. Ne dirò nelle settimane a venire (per intanto vale una visita, o anche ben più d’una, il blog collegato), ma so già che è pregno di informazioni. A parlare di pratica si sfonda una porta spalancata, con me. (Ieri dicevo al mio compagno di gioco e amico caro che il motivo per cui ho passato ore infinite in campo pratica è, al di là del divertimento, la vergogna nel farmi vedere in campo a giocare all’army golf.)
Quest’estate vidi dei ragazzi giocare a calcetto e pensai che io a golf non mi divertivo così tanto. La questione è molto più complessa di così – io al golf sono legato a filo doppio fino a che avrò respiro, dopotutto; e ciò per precisa scelta mia –, però certo le motivazioni hanno il loro peso.
Ho cambiato circolo, un anno fa. Da un punto di vista sportivo questo è certamente un passo avanti, un passo che desideravo fare con tutte le mie forze (e lo desideravo da anni; anche se, essendo io lento in qualunque cosa che faccio, non mi è stato chiaro per tantissimo tempo); ma non può essere disgiunto dalle ansie del cambiamento, dall’ambiente differente e così via. I cambiamenti richiedono tempo per essere digeriti: non solo i cambiamenti nello swing, ma anche quelli di ambiente.
Insomma sì, è strano il mio rapporto col golf. Fatto sempre di passione ma a volte con cali di interesse – di motivazione, sostanzialmente. E so bene che le risposte non possono che essere dentro di me; ma essendo lento mi ci va tempo a trovarle. Tutto qui.
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Ricapitolando: http://t.co/lGrc5YZFKI [note di motivazione, a margine del libro di @adamyounggolf] http://t.co/ESZtJJRcXT