Questo è un libro del 2011, che dunque il suo ciclo di vita l’ha già più o meno passato; ma io l’ho letto solo in questo periodo. Per questo ne parlo oggi.
L’ho trovata una lettura gradevole, utile per far conoscere al grande pubblico (anche, e forse soprattutto, extragolfistico) la storia sportiva e personale di Edoardo Molinari. Si legge in fretta, è piacevole e scorrevole.
Io, però, mi sarei aspettato qualcosa di più: se un appunto si può muovere al volume è infatti proprio quello di non andare troppo in profondità negli argomenti, ovvero nel dire cose che mediamente un golfista appassionato conosce già. Certo, è simpatico e “comodo” trovarle organizzate in un racconto, ma da una autobiografia del genere io mi aspetterei di conoscere dettagli sportivi più precisi e completi. Non dico di ricavare delle lezioni da applicare al proprio gioco, ma quantomeno di andare oltre alla superficie delle cose.
Vi ho trovato un solo errore di battitura (nulla di che), e una sola imprecisione (si parla di McIlroy e McDowell “entrambi ventenni” nel 2009). Ma insomma sono piccolezze che si perdonano facilmente a questo grande campione che ha scritto per l’Italia e per sé pagine bellissime di storia golfistica. E altrettante ne scriverà, questo è certo – basti pensare a quanto successo poche settimane fa.
Quindi anche se in parte superato dagli eventi, rimane un libro significativo nello scarno panorama della letteratura golfistica italiana.
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Recensione del libro di @DodoMolinari, “18 buche”: https://t.co/53qal2eAqN https://t.co/hoL4V6ptjr