La versione breve è questa: ho mancato entrambi gli obiettivi che mi ero dato per la gara della settimana scorsa, e allora ho pensato che è il momento di staccare dal golf in maniera decisa per un po’.
La versione lunga: non posso dire di aver giocato male né sabato né domenica, ma per motivi diversi i risultati non sono arrivati. Sabato, ad esempio, ho fatto uno sciocco triplo laddove in prova campo avevo segnato un teorico eagle (quando non contava, appunto). Domenica ho fatto troppi bogey, con un paio di putt corti sbagliati che sono il segno chiaro che è tempo di cambiare.
Insomma quando giri intorno alle cose è il momento di lasciar perdere, di fare altro. In effetti a guardare quanto ho scritto in questo mio diario pubblico nel mese di luglio degli anni precedenti trovo molte similitudini rispetto a quel che penso ora. E non mi pare strano, sia perché da una parte in questo periodo mi attirano altre attività, sia per il discorso che vado qui facendo da tempo immemore, ovvero della difficoltà di tenere alte le motivazioni quando i progressi non sono visibili.
In poche parole questo significa che da qui a inizio settembre il mio golf sarà soprattutto lettura e scrittura e pensieri, ma non pratica e gioco. Si tratta di cinque settimane, che sono un periodo lunghissimo, me ne rendo conto; ma lo accolgo con piacere.
A settembre riprenderà il lavoro sullo swing (partendo da quell’idea di mirare a destra con la faccia chiusa, ovvero una sorta di draw per qualcuno – io – che pare essere incapace di fare draw), riprenderanno le gare, riprenderà tutto.
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