Ho fatto qualche giorno fa qualche buca in compagnia di un handicap 54, e non è stata un’esperienza positiva. Non per lo swing tutt’altro che impeccabile della persona, né per il fatto che il risultato dei colpi fosse casuale, cose perfettamente comprensibili in qualcuno che inizia; ma per la mancanza di conoscenza delle regole più elementari di etichetta. Un paio di episodi mi hanno colpito sopra tutti: il bunker non rastrellato e le linee sul green calpestate.
Una parola sul primo caso, che considero più grave in quanto costituisce mancanza di rispetto sia verso il campo che verso i compagni che verso gli altri giocatori: purtroppo capita in maniera ahimè troppo frequente. (Mi si perdoni il paragone irriverente: rastrellare un bunker, che sia di percorso, di un green o di pratica, equivale a tirare l’acqua dopo aver usato il gabinetto.)
Mi sono fatto scrupolo di far sapere alla persona che avrebbe dovuto rastrellare il bunker, anche se temo che osservazioni del genere portino a crearsi dei nemici senza offrire un reale beneficio, perché il nostro ego in questi casi è pronto ad entrare in campo senza indugi, e mi chiedo dunque che cosa capiterà la volta successiva: la persona si renderà conto che l’etichetta è qualcosa di necessario, oppure si sentirà offesa e per questo in diritto di continuare a sbagliare? Ma io voglio bene al golf e considero le regole importanti al fine di ottenere soddisfazione nel gioco stesso.
A mio avviso il problema non è non conoscere le regole: è non avere idea che questa mancata conoscenza può provocare danni al campo, che vanno evitati il più possibile per garantire a tutti un’esperienza di gioco ottimale. E qui si aprirebbe un discorso relativo ai circoli, che tramite i maestri dovrebbero essere responsabili di mandare in campo persone con un minimo di conoscenza dell’etichetta, e magari dell’umiltà necessaria per imparare ciò che non si sa. (Nei miei primi mesi di golf andavo in campo alle 7:30 di mattina perché nessuno vedesse i miei colpi orribili di army golf, e ancora oggi appena qualcuno si avvicina troppo sento un fremito di responsabilità personale nel non andare abbastanza veloce.) Discorso che però subito si allargherebbe alle difficoltà economiche dei circoli stessi… un problema di non facile soluzione, in un mondo che ha – e questo lo capisce anche un purista come me – incertezze ben più grandi di questa.
Ad ogni modo ho pensato a una possibile soluzione. L’anno scorso avevo compilato un breve vademecum per il golfista esordiente, che si trova qui. È una lista di regole di etichetta che dovrebbero apparire elementari (l’etichetta non è altro che buon senso applicato), ma che purtroppo troppo spesso non lo sono. Questo vademecum è una goccia nel mare, ma è una mia risposta a situazioni disorientanti come quella di qualche giorno fa.
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