Ieri pomeriggio ho avuto alla Margherita una di quelle esperienze “mistiche” che un tempo erano abbastanza la norma per me, ma che ormai sono diventate piuttosto rare. Ero in campo pratica, nel mio learning environment per eccellenza, era un momento molto tranquillo, ero praticamente da solo (e da un certo punto in poi sono stato del tutto da solo), il caldo non era opprimente, ero all’ombra e stavo bene.
Ma per raccontare tutto devo partire dall’antefatto, ovvero al fitting che ho fatto quasi un anno fa. Dei miei bastoni, solo il legno 3 e i due ibridi erano rimasti con la canna stiff, mentre il driver e i ferri montano da allora canne regular. (Va notato comunque che stiff e regular non sono concetti univoci, ma dipendono dalle marche, dai modelli e così via; però in genere è pacifico che una canna regular è più morbida rispetto ad una stiff.) Comunque una cosa mi era chiara: gli anni sono passati, e se sono passato con soddisfazione alle canne regular sia per i ferri che per il driver, mi sembrava un’equazione lineare di primo grado il fatto che dovessi fare la stessa cosa anche con legno e ibridi.
C’erano due strade possibili: sostituire i tre bastoni con nuovi modelli, con una spesa intorno agli 800 euro, oppure cambiare le canne di questi tre bastoni che sono vecchi ma con cui mi trovo benissimo. Ho scelto questa seconda opzione, e ovviamente mi sono affidato al mio pusher di fiducia, a.k.a. Roberto Guarnieri, con il quale abbiamo studiato il caso. Il risultato finale sono state tre canne regular, in un caso identica alla precedente (quella del legno 3) e negli altri due molto simili, solo un poco più leggere.
Ieri pomeriggio sono andato in campo pratica: ho preso le nuove canne, le ho montate e ho cominciato a fare le varie prove – ah, che soddisfazione il pasticciare con questi aggeggi! – e ho visto che effettivamente era come pensavamo: la canna regular mi permette di eliminare quella codina di fade che a volte sconfina nello slice con tre strumenti che adoro.
Quindi questo significa alcune cose.
1. Che il tempo passa, e questo è ineluttabile (ma a scanso di equivoci è bene che un bastone me lo ricordi).
2. Che le canne regular sono certamente più adeguate al Gianni di oggi e ai suoi quasi 55 anni.
3. Che tutto questo non è scienza, e che domani potrebbe cambiare; però intanto è valido oggi.
Al di là delle considerazioni tecniche, rimane comunque quella sensazione di flow intenso che ho provato in quelle due ore ieri alla Marghe, quello stato di meraviglia e determinazione che mi fa tornare al golf la volta successiva. Poi rimarranno certamente i 300 difetti dello swing, che non se ne sono andati ieri pomeriggio, ma il divertimento di questo gioco ad incastri è appunto questo: fare il meglio che puoi con le risorse che hai. Anche se mi rendo conto che oggi non ho più nemmeno lontanamente la ferocia agonistica del campo pratica che avevo anni fa (e tra parentesi, il libro è stato scritto ed è uscito proprio nel momento giusto, perché dubito che oggi sarei in grado di fare la stessa cosa), mi capita comunque di provare questi momenti di rapimento golfistico, una gioia per la mente.
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