Due settimane fa scrivevo, per così dire nel mezzo dell’azione, della gara nazionale cui ho partecipato. Ora, passato un po’ di tempo (ed elaborato in parte il lutto improvviso per la perdita della “mia” direttrice), ne scrivo in maniera più lucida e distaccata.
Del mio gioco ho poco da dire. Sono finito in fondo alla classifica; non che non fosse prevedibile, visto che per handicap ero tra gli ultimi, però ho mancato troppi green (ne ho presi poco più del 30%), e soprattutto negli up and down sono stato disastroso (24%). Ho però delle indicazioni precise sui cui lavorare in questo periodo:
– più palestra (e soprattutto più pesi, tutti i giorni) per allungare la distanza con drive e legni;
– più allenamento nel gioco attorno ai green;
– più forza mentale (a volte mi pareva di comportarmi come se non mi importasse fare bogey, come se non facesse differenza; e invece dentro di me la fa, e come!).
Invece mi interessa approfondire aspetti generali di questo tipo di gare.
1. I tempi di gioco: abbiamo completato sia il primo che il secondo giro in quattro ore e un quarto [sic], senza nessun problema e senza dover correre. È logico che dato il livello medio dei partecipanti a queste gare il numero di colpi non sia alto, però il ritmo deve essere questo, sempre: non ha senso passare sei ore in campo per una qualsiasi gara (o, peggio ancora, per una gara qualsiasi).
2. La differenza nei risultati, diciamo tra un 75 e un 84, sono “piccolezze”: per esempio alla 3, un par 3 di 150 metri in discesa e quindi per me un normalissimo ferro 7, nel secondo giorno né io né un mio compagno di gioco abbiamo preso il green. Nell’approccio io l’ho messa più vicina rispetto a lui: io a poco più di un metro e lui a due metri abbondanti. Però poi lui ha messo il putt e io no. Sembra una sciocchezza, ma alla fine di un giro episodi minimi come questo fanno tranquillamente la differenza tra un giro ottimo o buono e uno pessimo. A questo proposito devo notare due cose:
– la naturalezza che un ragazzo può avere in qualunque colpo di golf: per me lo swing e il putt sono costruiti, nel senso che sono movimenti che ho appreso da adulto e dunque mi rimarranno per sempre un po’ “appiccicati”, per quanto tempo io possa dedicare alla pratica (e ricordo un commento fatto di recente da Silvio Grappasonni a un approccio di Els: lui notava quanto si vedeva il fatto che quel colpo lui l’aveva praticato da sempre, e dunque è in lui un gesto assolutamente naturale);
– in errori come questi c’è una componente motivazionale: a volte mi pare di non volere abbastanza un determinato risultato. La volontà conta, e come! Su questo punto, come notavo sopra, devo lavorare.
3. In una delle rare attese sul tee, ho parlato con un golfista del team successivo, che mi pareva grossomodo mio coetaneo; e quando ho scoperto che era più giovane di me ho avuto la netta sensazione (confortata dall’osservazione dei miei “colleghi” nei tre giorni di gara) di essere il più vecchio partecipante alla gara. Questo da una parte mi inorgoglisce, perché la mia potrebbe essere l’età in cui le gare le guardo in TV e io invece sono lì a fare fatica, a gioire eccetera; però dall’altra mi rendo conto che molti tra i partecipanti sono ragazzini che hanno grossomodo l’età di mia figlia maggiore – e non dovrebbe ciò farmi sentire ridicolo? (Risposta: no, no assolutamente.)
4. In conclusione, il mio sogno è sempre quello: diventare il golfista più bravo che io possa diventare. Per cui non mi scoraggia il fatto di arrivare a fondo classifica in una gara del genere: al contrario, mi incentiva a fare di più e meglio. Ovvero, come disse Ben Hogan ad un giovanissimo Gary Player al termine dello US Open del 1958 in cui Player era giunto secondo:
– Bravo ragazzo, ben fatto; diventerai un grande giocatore. Esercitati tanto.
– Certo, pratico almeno quanto fa lei, Mr. Hogan.
– Bene. Ora raddoppia.
Commenti
Ciao Gianni,
mi dispiace per la scomparsa della sig.ra Digennaro, non ho mai avuto il piacere di conoscerla però quando ho letto il nome nella mia mente si è materializzata l’immagine di due occhi azzurrissimi, e mi sono ricordato chi fosse. RIP
Come sempre mi fa molto piacere leggere le tue dettagliate analisi post gara, trovo sempre qualcosa da imparare e che posso poi usare per migliorare anche il mio gioco.
Ho letto che vuoi potenziare la tua muscolatura, che distanze copri con i diversi bastoni?!?
Hai visto Nicklaus e Player ad Augusta?!? Abbiamo ancora tanti anni di buon golf da giocare… sempre che la mia nuova lombalgia passi presto (la mia penosa forma fisica ed i 13Kg della mia piccola Francesca hanno fatto più danni di un finish a c rovesciata)!!!
Buona Pasqua!!!
Ciao Mauro,
sì, Maria Pia era – e rimarrà – un mito assoluto, una brava persona prima ancora che una professionista in gamba.
Sì, continuo a fare pesi tutti i giorni proprio a quello scopo lì. L’idea generale è che il lavoro (di qualunque tipo: intellettuale, fisico, tecnico, eccetera) se fatto a piccole dosi ma con costanza non ti pesa ma dà per forza risultati. Prendi ad esempio il putt: a chi dice di non saper pattare io rispondo invariabilmente che il punto non è passare un pomeriggio intero sul putting green, ma di esercitarsi *dieci minuti al giorno*, anche sul tappeto di casa. Ma *tutti i giorni* per sei mesi. E dopo vedremo che cosa mi dici! Certo se non vuoi metterci quella costanza, be’, allora non sarà lo Scotty Cameron da 400 euro a risolvere il tuo problema!
Distanze: tra due settimane farò il fitting anche per precisare i dati empirici che so, e che sono:
– driver: 220/230
– L3: 200
– I3: 185
– F4: 170 (ma è diventato troppo difficile per me, lo sostituirò con un ibrido)
F5: 160, e da qui a scendere di 10 metri ogni ferro fino ad arrivare a 110 col pitch
G: 100
S: 85
L: 70
(sui wedge comunque le distanze sono molteplici coi mezzi colpi, impugnatura corta eccetera – una delle cose più divertenti che ci siano nel golf!)
Grazie per il tuo supporto continuativo! E in ogni caso penso che di fronte alla piccola Francesca qualunque cosa – golf incluso – passi in secondo piano. Ovvero, come diceva Cicerone: “Non c’è nulla al mondo di più dolce per un uomo che sua figlia piccola”. Ciao!
Ciao Gianni,
io non so più che distanze copro con i vari bastoni, settimana prossima spero di riuscire a fare un po’ di campo pratica e poi giocare 9 buche, così potrò verificare anche il nuovo swing come funziona.