Spaced practice in Balagna

Reginu
Al Golf du Reginu, tre anni fa realizzai il sogno di abbinare Corsica e golf. Qui, in un posto decisamente improbabile (ci sono campi pratica molto più attrezzati, anche se forse non tanti così accoglienti), mi tornò la voglia di giocare, smarrita dopo la delusione del 2011 (ma del resto golf is a game of cicles, come ci insegna Mark Guadagnoli); qui ho elaborato una routine del putt; insomma qui ho pensato tanto alla tecnica del golf, in maniera rilassata e per questo produttiva.

(Sono abbastanza sicuro che il lavoro di queste due settimane porterà i suoi frutti nei prossimi sei mesi, ma certo non posso dirlo ora.)

A luglio, come ho detto più volte nelle settimane passate, avevo fatto il pieno di golf e me ne sono voluto staccare per settimane intere (per 34 giorni non sono andato al mio circolo, per dire), tempo lungo il quale non mi è mancato: ho fatto altro, semplicemente. Ma poi scatta qualcosa dentro di te per cui ti rendi conto che tutte quelle migliaia di ore di pratica solitaria hanno un senso complessivo, che a volte può venire smarrito ma che poi, presto o tardi, si ritrova. E io l’ho ritrovato – e non è un caso – qui.

In particolare, ciò che trovo molto utile fare qui è la spaced practice (sempre per citare Guadagnoli), ovvero l’idea che un colpo ha bisogno di essere pensato prima di essere eseguito, e digerito dopo. Ieri l’altro l’atmosfera era perfetta per questo. Innanzitutto era l’ora più bella (secondo me) per la pratica, ovvero le sette di sera. Poi, il campo pratica era deserto – dopo un pomeriggio in cui c’era stato parecchio andirivieni. Il clima era ideale. Era spuntata la luna, là sopra il villaggio di Belgodere. Ho preso ritmo negli swing – pareva che andassero da soli, fossero ferri corti, lunghi, legni o drive. Mi aiutava una canzone (io non posso dirmi tifoso, ma questo inno è legato a un pomeriggio alla stadio con mia figlia piccola; in più, ho sperimentato che il suo ritmo è perfetto per il mio ritmo di allenamento).

Insomma mercoledì ho raggiunto uno stato di assoluto flow, in cui la fatica non si sentiva e non avrei voluto smettere neanche alla palla numero 160. L’autotelismo del golf. Poi, tornando verso casa ho avuto venti minuti per elaborare un pochino i pensieri legati allo swing, e più in generale al golf. Era l’imbrunire, il suggello di un pomeriggio magnifico di pratica golfistica. Vivere per raccontarla.

Commenti

Mauro ha detto:

Ciao Gianni,
mentre tu ti rilassi in Corsica e ti prepari per tornare più forte che mai, io tra pannolini, notti insonni e duro lavoro cerco di recuperare il tempo perduto, infatti dopo 2 mesi di stop forzato (tutto Giugno e Luglio) ad Agosto sono finalmente riuscito ad allenarmi e giocare. Nonostante questo assenza di gioco per più di 60 giorni il mio gioco è stato decisamente più solido degli anni scorsi, infatti su 6 giri di 9 buche sono riuscito ad avere una media score di 8,3 colpi sopra il par delle 9 buche, con il risultato peggiore di +10 colpi ed il migliore di +7 colpi. (Ho giocato 4 giri alla Rossera e 2 a Villa Paradiso). 🙂
C’è ancora tanto da fare però l’allenamento fisico e la migliore conoscenza della tecnica e della strategia hanno dato i loro frutti permettendomi di giocare un golf “decente”.
Sono consapevole di dover lavorare ancora sul gioco dei ferri che è ancora troppo incostante, e sicuramente devo migliorare anche attorno al green, mentre il Drive anche se non lunghissimo (ma più lungo dell’anno scorso di almeno 20mt) non mi ha mai messo in difficoltà tranne che in rare occasioni. Il putt anche se non brillantissimo mi ha permesso di fare di media un 15 putt a giro, quindi anche qui si può migliorare però tenendo conto che il primo putt spesso era a più di 10mt migliorando le altre parti del mio gioco credo che vedrò abbassarsi anche questa media.
Se hai tempo guarda questo video:
https://www.youtube.com/watch?v=qXWP0lj6JX0
87 anni… lo guardo e penso “ho 38 anni, sono più alto, e se avessi la sua tecnica la tirerei a 280y… per forza sto sbagliando qualcosa!!!” quindi torno a rileggere il libro “Come sentire il vero swing”… 🙂

p.s. Inoltre ho visto diversi video di Malaska (uno in cui si vede anche Giulia Sergas) e le spiegazioni mi stanno aiutando in campo pratica a migliorare lo swing ed il gioco con i ferri.

giannidavico ha detto:

Bravo Mauro!

Comunque Bob Toski, dici niente! Uno che sessant’anni fa capì che avrebbe guadagnato di più a fare il maestro piuttosto che il giocatore di tour.

Lascia un commento