A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili – come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell’uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, vedere morire, ritrovare la Mora com’era adesso.
Cesare Pavese, La luna e i falò
Oggi parto da una citazione:
When deciding whether to do something, if you feel anything less than “Wow! That would be amazing! Absolutely! Hell yeah!” then say no.
È tratta da questo libro (ma consiglierei di cominciare dal sito dell’autore).
Nel mio golf recente – diciamo dell’ultimo anno, grossomodo; anche se le radici sono da ricercare più indietro – si sono inseriti elementi che prima non esistevano. A questo punto della mia avventura golfistica, se qualcuno oggi mi chiedesse se il golf per me è assolutamente “wow” non sarei sicuro della risposta. Al di là dei motivi (e delle motivazioni), oggi non sarei più così convinto delle mie convinzioni.
Nei miei primi anni di golf tutto era assolutamente entusiasmante ed emozionante. Ricordo con assoluto piacere la prima volta che misi piede in un circolo di golf, la mia prima lezione, la mia prima volta in campo, la prima volta che scesi sotto gli 80, le clinic, la prima volta che l’handicap scese sotto l’8, l’ingenuo incanto delle patrocinate di Sanremo che aprivano la stagione eccetera.
Poi col tempo… Sono cambiato io, certamente. Forse è l’essere arrivato nei pressi dei miei limiti, forse è il tempo che passa che rende le cose più difficili, forse sono altre attività, come il camminare in montagna, che attirano la mia attenzione.
Qualche anno fa mi colpirono le parole di Maria Pia Gennaro, cui feci un’intervista, che disse:
L’handicap era in clamorosa salita (7.3). Giocavo ultimamente non più di una volta a settimana mentre prima, quando facevo tornei, con un hcp fra il 2 e il 3, a livello nazionale ed ero ancora all’università, giocavo anche quattro volte.
Mi colpirono perché non le capivo, esattamente. Che cosa voleva dire che un tempo il golf giocato ti piaceva più di ora? Era un concetto che mi era estraneo; mentre ora riesco a coglierlo molto meglio.
Dove mi porterà questa incertezza non lo so adesso. Certo l’estate porta in sé, fortunatamente, i germi della riflessione – a guardarmi indietro vedo bene che i pensieri più profondi e più forieri di sviluppi (e non parlo soltanto del golf, ma della professione e della vita in senso lato) – li ho avuti in luglio e agosto, spesso e volentieri in luoghi di vacanza.
Quindi approfitterò certamente del periodo “leggero” e vedremo. Continuerò comunque a dire qui la verità come ho sempre fatto: perché non devo “vendere” alcunché ma voglio “solo” registrare i miei pensieri.
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Nel mulinello delle perplessità https://t.co/jcYnYj1FMm [Che cosa voleva dire che un tempo il golf giocato ti piaceva più di ora?]