In questi giorni in cui va in scena la Ryder, decisamente l’appuntamento più significativo della stagione, sono lieto di offrire ai miei venticinque lettori un altro pezzo di Isabella Data (i precedenti interventi qui, qui, qui e qui).
Isabella quest’anno è stata arbitro-ombra nel terzo giorno dell’Open d’Italia. (Un arbitro-ombra è un arbitro di primo livello, assolutamente non operativo, ospite per un giorno di gara di un arbitro effettivo dell’European Tour. Dal punto di vista arbitrale, non può avere alcun contatto diretto con i giocatori, ma assiste – in silenzio discreto e attivo – a ogni fase di lavoro dell’arbitro titolare.) Eccone a seguire il suo appassionante racconto.
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Terzo giorno di Open. Sono le 6, è ancora buio, ma la cornice verde del Circolo Torino già brulica come un alveare. Volontari, giardinieri, manutentori, addetti di qui, addetti di là, la macchina riparte. Negli uffici dell’European Tour le luci sono già accese, Mr. Robson (il Fine Dicitore: “On the thee, from Italy, Francesco Molinari!”) è già lì, pronto e impeccabile nella sua giacca verderolex. C’è già un via vai di gente che prende carte, borse, quello che serve e se ne va, con i gesti precisi di un’organizzazione precisa come un orologio.
Il mio trainer oggi è un arbitro dell’European Tour: seduta accanto a lui, sulla per me mitica macchinina blu su cui campeggia la scritta Rules, ci sarò anch’io, seppure in veste di arbitro-ombra.
Mats, questo è il suo nome (“It’s a legend of Swedish golf” – così me lo presenterà Zamora, il Tournament Director dell’Open), è incaricato del set up del campo per le prime nove buche. Occorre disporre correttamente gli indicatori di partenza, poi controllare il percorso in ogni dettaglio: i bunker devono essere perfetti, la posizione delle bandiere deve corrispondere alle indicazioni di pin position che saranno consegnate ai giocatori. Ancora, occhio alle marcature sul campo: i riferimenti in centro fairway, riportati sullo stroke saver che guida ogni giocatore, devono essere stati riverniciati dopo il taglio, così pure devono essere visibili le marcature degli ostacoli d’acqua laterali, frontali, delle condizioni anormali del terreno. Dove c’è una drop zone occorre riposizionare il cartello di segnalazione spostato dai giardinieri per il taglio. Normale amministrazione, come per ogni gara di golf. Solo che qui, anche alle 6 di mattina, ti senti già puntati addosso l’occhio della telecamera, i flash dei fotografi, gli occhi di migliaia di spettatori, esperti, appassionati. Non c’è che dire, l’Open è una vetrina. Mats ha l’abitudine a tutto ciò, è un arbitro stabile dell’European Tour, macina migliaia di chilometri ogni anno per arbitrare gare in tutto il mondo, in un continuo dove ogni gara è una vetrina. È coscienzioso e accurato come se ogni gara fosse la Gara.
Finito il set up, incomincia la rumba. Mats, sempre collegato via radio con il board dei Rules Official, prende posizione nella parte di campo assegnata per oggi. Siamo pronti a intervenire a ogni chiamata dei giocatori, per rulings, chiarimenti, informazioni. D’interventi ce ne sono, ci chiama anche Manny, per un’entrata in ostacolo d’acqua. Seguendo il time sheet (la tabella degli orari, buca per buca), si controlla l’andamento della gara, il passaggio regolare, o meno, di ogni gruppo di giocatori. Se c’è un ritardo, va monitorato; se il ritardo è rilevante, l’arbitro fa una prima segnalazione ai giocatori. Si spera che basti, e così avviene. Il controllo sul campo è continuo, un monitoraggio in costante movimento, non appariscente ma presente.
Dietro alle corde, vedi una prospettiva diversa della gara, percepisci la solitudine e la concentrazione dei giocatori. Quando sei nella folla, sei la folla, inconsapevolmente fai parte degli oooh, ahhh e battimani che liberano la tensione. In mezzo alla folla, tu sei la folla, un sentimento unico di speranza, passione, delusione ed esaltazione. Dietro le corde, è tutta un’altra cosa. Cambia la prospettiva. Non è solo che puoi vedere uno swing più da vicino, o che puoi strappare una vicinanza speciale a uno di questi superalieni (per noi carrellanti – se il Direttore lo permette). No, non è questo. È che sei fuori dalla folla e sei dietro le quinte. Vedi l’organizzazione, il lavoro, anche umile e pesante di tutte le persone che hanno contribuito a quello speciale magico spettacolo che è l’Open. Pardon, l’Italian Open, il nostro Open. Bianco, rosso, verde.
Commenti
Isabella Data, Dietro le corde: http://t.co/nP2cthCeGE [l’Italian Open visto dalla macchinetta blu] http://t.co/kkvb6KskkH
La mia prima Ryder Cup vista in diretta… UNO SPETTACOLO!!!!!! 😉
Ciao Gianni,
non so te, ma io mi sono commosso, i primi occhi lucidi dopo la dedica di Rose a Seve dopo il magnifico colpo di recupero (clonato poi da Kaymer), e poi è stato un crescendo!!!! 🙂
Purtroppo non l’ho seguita tanto (avevo gara ieri e oggi, con prova campo venerdì), ma il nome di Seve di per sé è sufficiente.