Desidero raccontare di un momento di perfetto, ancorché breve, flow che ho avuto ieri mattina in campo pratica alla Margherita.
Ieri è stato un giorno di pioggia battente e continua, ma questo naturalmente non ferma la pratica di chi è veramente intenzionato a diventare il golfista migliore che può diventare. Ebbene, ieri mattina verso le 10:30 sono arrivato alla Marghe, e – cosa che non mi stupisce punto – ero da solo in campo pratica. (Era magnifico.) Ho tirato un gettone (32 palline), poi sono andato agli approcci con il fido 60° per un’oretta sotto una pioggia super-battente, a inventarmi colpi e immaginarmi situazioni. (L’immaginazione era regina, là in quel pantano. E oggi ho mal di schiena da umido ma non importa – vivere non necesse, navigare necesse.)
Infine sono tornato in campo pratica (va detto che mi ero messo nell’ultima postazione, quella riservata a Stefano Soffietti: cosa che da un certo punto di vista può far sorridere, ma da un altro rientra nel concetto di dare slancio alla pratica), e ho cominciato il secondo gettone. (A latere dico che poco dopo è stato il nostro fido e bravissimo caddie master a dirmi – con ampi gesti da lontano – di smettere, che poteva bastare, che avevano chiuso tutto, insomma che dovevo andarmene a casa.)
In pochi minuti, praticamente senza rendermene conto, sono entrato in uno stato di perfetto flow. Questo è successo quando ho scoperto una variabile dello swing: chiudere di più la mano destra, cosa che accoppiata alla maggior chiusura della mano sinistra rende il grip potente, solido, e ottimo il controllo del colpo. Avevo in mano l’ibrido 19°, e il rumore all’impatto era qualcosa di diverso rispetto ai colpi che conoscevo prima. È stata una sensazione ottima, diversa, inedita. È forse solo un punto di partenza, o forse anche una strada senza via d’uscita; ma la sensazione del momento è stata fantastica, e la pratica è terminata in una sensazione di flow assoluto.
(Nel mio diario di bordo, più tardi, ho annotato:
24 novembre, in cp alla Marghe in solitaria in una mattina di pioggia estrema
mano dx più verso il centro: questo fatto, unito alla medesima cosa della mano sx, crea un grip solido e ha come risultato un impatto pieno con la palla presa nel centro della faccia)
Ciò, tra l’altro, rientra perfettamente nel flusso (appunto) del libro che sto leggendo, che tratta esattamente di questi temi. (Ne dirò diffusamente più avanti.) E mi incoraggia verso il mio obiettivo difficile da sostenere ma affascinante di diventare il golfista migliore che io possa diventare.
Fatta la somma, si sta da soli sotto la pioggia soprattutto per momenti come questo.
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