Be’, è stata un’esperienza piccola ma affascinante.
La cosa è cominciata quest’inverno: ho pensato di mettere insieme la mia conoscenza del golf, il fatto che mia figlia piccola sia alle elementari e il fatto che a Chieri abbiamo un campo pratica, ovvero una di quelle strutture dove puoi avvicinarti a questo sport senza dover spendere grosse cifre e senza la paura di trovarti di fronte a un ambiente elitario e allontanante. (In alcuni casi il golf in Italia è ancora così, certo; ma in tanti altri casi no. Teniamone conto.)
Allora, di concerto con la struttura e con il maestro e grazie all’ampia disponibilità delle maestre (la scuola oggi, e parlo in generale e forse un po’ qualunquisticamente, è un’istituzione che cade a pezzi e di fatto si regge principalmente grazie all’opera di persone di buona volontà come loro) abbiamo programmato tre lezioni collettive di un’ora ciascuna, ad un costo politico.
I tre incontri si sono conclusi questa settimana; qui un mio bilancio e le mie impressioni.
Innanzitutto, va detto che in tre ore venti e più bambini non possono imparare a giocare a golf, ma possono ricevere – e di fatto hanno ricevuto – i rudimenti di una disciplina che possono proseguire per loro conto. (Via tutte le balle: oggi il golf per i bambini e i ragazzi si può praticare a costi sostenibili.)
Il feedback dei bambini è stato, per quel che mi è dato di sapere, positivo. Io sono stato entusiasta nel vedere questi ventidue piccoli emozionarsi per un putt che cadeva in buca, fare il tifo per un compagno che tirava, provare l’ebbrezza di vedere la palla alzarsi da terra.
Ora voglio estendere l’iniziativa alle scuole chieresi. Compito improbo, e per i costi (in tempi di crisi ogni singolo euro conta) e per la percezione che di questo sport si può avere dall’esterno. Accadrà, non accadrà? Col tempo lo sapremo, ma per intanto dico che ho passato un po’ di tempo con dei bambini fantastici ed è stato bellissimo.
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