Nov 23


… le nostre giornate golfistiche di questo tardo autunno non finissero alle cinque del pomeriggio?

Be’, questo articolo di David Owen, apparso su “Golf Digest” di dicembre, accende una luce nuova – appunto… – sull’argomento.

Un’azienda americana, la Night Flyer Golf, produce infatti delle palline che hanno medesimi dimensione e peso rispetto alle normali palle da golf, ma si illuminano quando vengono colpite, e rimangono illuminate per 8-10 minuti. Il che dà la possibilità di andare sulla palla ed effettuare il colpo successivo anche nel caso essa sia finita in rough o comunque fuori dal percorso canonico.

— joke mode —
Mi sovviene quella barzelletta in cui Stevie Wonder sfida Tiger Woods. Tiger è incredulo, ma il cantante gli spiega che per lo swing fa mettere il suo caddie nel mezzo del fairway e si fa chiamare, quindi ascolta il suono della sua voce e tira in quella direzione; in maniera simile, sul putting green fa mettere il caddie nei pressi della buca e poi tira verso la voce. Stevie dice di essere scratch, al che Tiger dice che dovrebbero giocare insieme, una volta o l’altra.

“La gente non mi prende sul serio”, dice Stevie, “e quindi io gioco solo per soldi: centomila dollari a buca”.

Tiger ci pensa su e risponde: “Va bene. Quando vorresti giocare?”

“Sono abbastanza libero da impegni in questo periodo”, risponde Stevie, “e qualunque sera della prossima settimana va bene per me”.
— end of joke mode —

Insomma questa mi sembra un’esperienza da provare. Dal sito del produttore le spese di spedizione per l’Italia sono proibitive; ma questo probabilmente significa anche un’opportunità per un importatore europeo.

E, in ogni caso, an awful lot of fun.

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Gen 07


Come in tanti sport, la tecnologia è entrata prepotentemente nel golf in questi ultimi anni: il risultato sono materiali che hanno modificato in parte il gioco stesso. In sostanza è possibile oggi, a parità di swing, mandare la palla più lontano e anche con più precisione. Conseguenza: in troppi casi i campi hanno difese troppo deboli.

In particolare nel caso dei wedge, essi erano diventati troppo aggressivi e permettevano ai giocatori migliori di dare molto spin alla palla e di fermarla velocemente sul green anche dal rough leggero. Una risposta degli enti preposti alle regole del golf è stata l’introduzione delle nuove scanalature (grooves, in inglese) per tutti i bastoni con loft pari o superiore ai 25°, limitandole in maniera da rendere quel tipo di colpo molto più difficile, e – in buona sostanza – da premiare il gioco regolare (fairway e green).

In sostanza, le scanalature devono essere diritte, parallele e arrotondate. La spiegazione completa è qui. Qui o qui è possibile verificare la conformità di un singolo bastone oppure di un set alle nuove regole.

Questa regola, che al momento vale solo per i tour maggiori, entrerà in vigore nel 2014 per i professionisti di tutti i livelli e per le gare con dilettanti di handicap basso (il limite non è ancora chiaro al momento). Nel 2024 (salvo proroghe) diverrà effettiva per tutti golfisti. Non interessa dunque la maggior parte di noi; ma per chi fa o vuole fare (ehm…) del golf la sua professione è comunque determinante.

Ecco perché ho cercato di fare un poco di chiarezza prima di tutto per me stesso. Ma poiché si tratta di un argomento dai contorni non ancora delimitati, qualunque commento sarà il benvenuto.

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Ago 21


Ho conosciuto Bernard Lombard in una veste inedita per un presidente di circolo di golf: come starter al Golf Club Cuneo. Quando abbiamo conversato a lungo, qualche giorno fa, in quella che potrebbe essere definita un’intervista mooolto informale, mi ha spiegato il motivo: “In questa maniera riesco ad avere un contatto diretto con molti tra i nostri soci, che sono poi i nostri clienti”.

Il motivo per cui ci siamo seduti a conversare – no, per essere precisi affinché io ascoltassi i concetti interessanti che aveva da esprimere – sono stati i DVD di Golf TEE-V Italia, prodotto che ho scoperto proprio a Cuneo. E non a caso, visto che è proprio lui che cura il progetto. Gli ho chiesto, per iniziare, come fosse nata l’idea di creare l’edizione italiana di Golf TEE-V. La risposta è stata articolata, parte da lontano: ma è a mio avviso utile per comprendere bene il progetto stesso.

“Io sono professionista dal 1988, e sono cresciuto golfisticamente in un circolo dalle grandi tradizioni: Saint Endreol. Poi col tempo ho sentito l’esigenza di avere una struttura mia, e così è nato il progetto di Vievola e quindi – tre anni fa – la gestione del circolo di Cuneo. Un amico aveva avviato il canale web TEE-V per la Francia, e da lì è nata l’idea di offrire un prodotto/servizio simile anche per l’Italia. Abbiamo creato quindi questa serie di DVD: quattro sono i numeri usciti fino ad ora, il quinto è pronto e il sesto è in gestazione. Il progetto è stato studiato con cura, e ha degli avalli importanti: sia nella home page della Federgolf che della PGAI si trova infatti un link al nostro sito.

In ogni caso per iniziare ho pensato che la base fosse il turismo, nel senso che è il mezzo principale che può fare da volano al golf, in Italia come altrove. Allora mi sono rivolto alla rivista “Golf & Turismo”: il risultato è che la direttrice Maria Pia Gennaro cura la rubrica del turismo sul DVD (in ogni numero si esplora una differente regione italiana).

Per le regole ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione di Corrado Graglia, direttore del Golf Club Cherasco, e di Davide Maria Lantosco della Scuola Nazionale della Federgolf.

C’è poi una parte sulla manutenzione dei campi, seguita da Massimo Mocioni della Scuola Nazionale della Federgolf, che abbiamo pensato perché il golfista normalmente non ha idea di come cresce l’erba, di come si curano i green, i fairway eccetera.

C’è una rubrica sullo swing e sull’attrezzatura: ma non è sponsorizzata, e questo è importante perché permette indipendenza di giudizio.

La rubrica dei viaggi è curata da Greens du Monde, il maggiore tour operator golfistico francese.

Io seguo e coordino l’intero progetto: il cui centro è chiaramente il DVD, ma ci sono poi molte altre iniziative che vengono al traino, come ad esempio il guanto antivibrazione Noene (che ho fatto io!). E anche iniziative future già pensate e ancora da sviluppare, come Golfradio, una radio su Web che intendiamo offrire ai circoli come servizio per i loro soci e ospiti: una radio che dia notizie, informi e nello stesso tempo intrattenga. Altro progetto sono delle score card che stiamo elaborando per i circoli: per questo ho preso spunto dalle score card francesi, molto eleganti. Un altro progetto riguarda i tappetini per il campo pratica, anche questi con tessuto Noene (trae infatti origine dal guanto) allo scopo di eliminare le vibrazione della testa del bastone minimizzando i rischi articolari”.

E qual è la diffusione? “Oltre agli abbonati, tutti i circoli e tutti i professionisti italiani ricevono il DVD”.

Il discorso si è allargato poi in maniera naturale al golf in Italia: questo perché io gli ho chiesto come vedesse la situazione attuale e le prospettive future del nostro sport.

“Il golf – ha risposto – è stato chiuso per troppo tempo. Ora ha bisogno di aprire le porte. Servono nuovi giocatori – i campioni li abbiamo. Il problema è che troppo spesso si sviluppa la struttura e solo dopo si pensa al pubblico. Questo va bene nel caso di progetti immobiliari, nei quali la parte immobiliare va a coprire le perdite derivanti dal golf; ma in tutti gli altri casi sarà molto, molto difficile. Bisogna trovare nuovi giocatori. In questo senso Anna Motta ha fatto un lavoro egregio: qui da noi vengono ad esempio molte scuole, e quindi molti bambini hanno la possibilità di avvicinarsi ad uno sport che altrimenti sarebbe loro precluso.

Poi c’è il turismo: bisogna prima far sapere che esiste una destinazione golfistica, e poi svilupparla. Ma è un processo lungo, e che sarà lungo. Bisogna che i campi sviluppino sinergie tra di loro (per esempio offrendo sconti ai soci di un circolo che vanno in un altro). Consideriamo anche che i 9 buche di fatto non esistono per il turismo.

È un processo lungo, perché l’Italia in generale e il Piemonte in particolare non sono conosciuti come destinazioni golfistiche. Tuttavia sono queste le strade da intraprendere, perché il bel tempo del golf – quello in cui ci si poteva permettere di scegliere i soci – è finito, finito per sempre. Tutti avranno bisogno di offrire di più.
Insomma il circolo è una vera e propria azienda, non più un club esclusivo. Bisogna lavorare insieme: il futuro sarà nella collaborazione.
Il golf di domani sarà così: un ambiente piacevole dove il golfista può ottenere un servizio completo”.

Tutto molto interessante. Per parte mia posso solo aggiungere un “grazie, presidente!”

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Gen 28


È il sesto driver che compro, sebbene – curiosamente – sia solo il secondo nuovo. Il primo fu un Callaway Big Bertha del 1995, la cui testa mi partì il giorno prima di una gara: la conservo ancora nella libreria, e la guardo ogni tanto come si guardano le foto di come eravamo. Sei driver in sei anni e poco più: sarà perché, come dice il mio amico Stefan, dopo una gara in cui hai giocato male il putt vai a comprare un driver nuovo? 🙂

La prima cosa che mi ha colpito in questo Cleveland è l’aspetto: ma questo era accaduto già molto prima che lo comprassi. Per mesi l’ho visto nelle vetrine virtuali, e mi piaceva quella forma allungata e sinuosa. (L’indirizzo di questo blog contiene il sintagma “legno3” perché quando gli cercavo un nome, e tutti quelli a cui potevo pensare erano già stati presi, avevo da poco comprato un legno della stessa serie e anche se non riuscivo a dominarlo ero affascinato dalla sua forma allungata.)

La seconda cosa che mi ha colpito è la grandezza della testa. Il mio driver precedente era di qualche anno fa, la differenza è saltata subito all’occhio.

La terza cosa che mi ha colpito – forte! – è stato il rumore che fa, soprattutto nelle postazioni coperte del campo pratica, dove mi trovavo quando l’ho sfoderato la prima volta. Povero il mio timpano destro! Del resto questo fatto è segnalato praticamente in tutte le recensioni (ovvero: qualcuno l’ha scritto la prima volta, e una miriade di altri blogger l’hanno copiato).

Impressioni di utilizzo: ho dovuto prenderci la mano, perché i primi colpi tendevano a essere degli slice abbastanza pronunciati. Soluzione: chiudere la mano sinistra per controbilanciare con il draw questa tendenza. Ha funzionato, e ora – a distanza di una decina di giorni dalla prima volta che l’ho preso in mano – faccio 190-210 metri di volo. Il che potrebbe non sembrare tanto in sé, ma considerato che viene fatto a gennaio, con le palline del campo pratica e in maniera talmente ripetitiva da essere quasi noiosa dà una certa soddisfazione…

In sostanza, questo driver il mio esame (giudizio assolutamente personale) l’ha passato a pieni voti.

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