Per la prima volta quest’anno, e comunque per la prima volta da tanto tempo, ho provato un paio di giorni fa una sensazione intensa di flow. Ero nel bunker di pratica, un cestino da 21 palline (più una raccattata in giro – non sia mai che io veda una palla di campo pratica e la lasci al suo destino) e io, e per sei volte ho tirato quelle 22 palle, per un totale di 132 colpi. La cosa interessante è che mentre tiravo quei colpi non mi rendevo esattamente conto di quello che stavo facendo, anche se mi fermavo spesso a riflettere sulle sensazioni; e comunque la stragrande maggioranza di essi terminava molto vicino alla buca. Un paio (di fila) li ho imbucati, e non mi è sembrato punto strano.
La versione breve è che ho la sensazione di essere di nuovo ritornato a essere sicuro, concentrato ed efficace nelle uscite dal bunker, come mi accadeva diversi anni fa – almeno in pratica, perché poi la gara è una bestia di fattezze del tutto differenti. E l’obiettivo adesso è diventare più bravo. (E questa è di per sé un’ottima cosa, perché nel golf se non vai avanti non puoi che retrocedere – non è possibile rimanere fermi.)
Nel mio diario di bordo la sera ho scritto:
24 febbraio, cp Ciliegi, quando intorno a te si parla solo di Coronavirus:
in bunker, uscita standard:
1. mani molto indietro, al centro;
2. spezzare subito i polsi senza portare indietro le braccia.
E ora la versione lunga, con l’idea di dare al lettore qualche spunto per affrontare un colpo che è di fatto semplicissimo, ma che può dare parecchio tremore. Ora, come dice Ernie Els,
There’s never been only one way to get the ball in the hole efficiently.
[Non c’è mai stato un solo modo per mandare la palla verso la buca in maniera efficiente.]
Quindi ci possono essere mille strade per uscire dal bunker in maniera efficace. Ma descrivo a seguire la tecnica che uso io ora con gran soddisfazione. Mi rendo conto che una descrizione a parole contiene un livello di approssimazione molto grande, perché magari non cito caratteristiche del colpo che per me sono scontate, ma che potrebbero non esserlo per il lettore; o viceversa posso enfatizzare caratteristiche che sono scontate per il lettore ma non per me. Ad ogni modo:
1. Le linee del corpo sono aperte, ma non di molto, qualcosa come 10° a sinistra dell’obiettivo;
2. La palla è appena oltre il centro dello stance;
3. La faccia del bastone è molto aperta, molto molto molto aperta, ai limiti del pensabile, del possibile e dell’immaginabile;
4. Il peso favorisce la parte sinistra del corpo, ma non in maniera eccessiva, qualcosa come 60 – 40;
5. Affondare con i piedi nella sabbia può aiutare, ma non è strettamente indispensabile;
6. Le mani devono essere molto indietro, quasi centrali o possibilmente centrali (questo è un punto fondamentale, perché permette al bounce del bastone di lavorare nella maniera migliore), e vicine al corpo;
7. Nello stacco le mani quasi non si muovono ma si spezzano subito i polsi e si porta su la testa del bastone. Quanto su dipende ovviamente dalla distanza e da altre condizioni, ma per un’uscita standard è sufficiente che il bastone arrivi parallelo al terreno o poco più;
8. La discesa deve essere decisa e avvenire con un’accelerazione progressiva, e la velocità massima si raggiunge dopo l’impatto;
9. Le mani nella discesa devono stare il più possibile attaccate al corpo.
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