Io il mio programma l’avevo fatto: arrivare alle Querce il venerdì precedente la gara (che inizia martedì 20 settembre), provare il campo per tre giorni e – nella mia ingenuità – sarei stato a posto.
Poi però Andrea, il mio maestro, mi ha gentilmente “ordinato” di andare a provare il campo prima, perché – è stato il suo ragionamento – “quando arriverai là per la gara dovrai già essere preparato e conoscere il campo”.
La prima volta che sono finito in rough, questa mattina alla buca uno, ho capito che aveva ragione. E come! Insomma ho ascoltato il suo suggerimento e sono qui per un paio di giri, oggi e domani. Prendo appunti, faccio foto. Non penso al fatto che tra 39 giorni me la farò sotto e sarà bellissimo. È bellissimo già così.
Sono arrivato ieri sera, con la famiglia, l’aria tranquilla e limpida verso il tramonto, ho incontrato persone gentili, avevo e ho sensazioni molto positive dentro di me.
Questa mattina andavo lentissimo, provavo e riprovavo tutti i colpi e soprattutto dal rough. Perché ho capito subito che quando finisci nel secondo taglio già solo trovare la palla è un’avventura. È un campo (giustamente) molto difficile, questo; e questa mattina, man mano che le buche scorrevano, mi vedevo letteralmente imparare dei fatti, assimilare delle sensazioni.
Mi vedevo dal di fuori e mi pensavo in quel territorio in cui mi trovo ora, dove magari la definizione di dilettante mi sta stretta ma non sono certamente un professionista.
A fine giro ero stanchissimo, ma non pensavo a come saranno i giri di settembre, ero pienamente soddisfatto e basta.