Mercoledì sono andato in campo per un deludente 81. Nel golf you are your numbers, si sa, e 81 nel tuo campo è un giro da archiviare subito senza tante storie.
Però… però ci sono due considerazioni che voglio fare.
La prima, e più importante, riguarda le sensazioni provate sullo swing, che erano eccezionali, decisamente superiori alla normalità. Insomma lo swing di mercoledì era a posto, e ricordo in particolare due colpi magnifici: un ibrido 4 da 170 metri, che ho preso assolutamente nel centro e con uno swing diritto all’obiettivo, e che è atterrato a 3 metri dalla buca dopo un volo alto e lì si è stampato; e un sand molto verticale a 60 metri circa dalla buca che, carico di spin, è atterrato 4 metri oltre ma poi, complice anche il green in discesa, è tornato indietro fino ad altezza buca. Questi sono buoni anzi ottimi segni di uno swing che funziona; anche se vale sempre il discorso che lo swing è una cosa viva, che cambia di giorno in giorno.
La seconda considerazione, che suona quasi come una scusa e diventa quindi un tipico discorso da diciannovesima buca, riguarda il putt: in undici casi – così ho contato – ho lasciato la palla corta di pochissimi centimetri quando era dritta alla buca, oppure si è trattato di sbordate per una palla lievemente troppo forte oppure lievemente storta.
Ma il primo punto è più importante. Perché io ho grande fiducia nel mio putt, e i green sono ovviamente ancora imperfetti. Quindi complessivamente anche un anonimo 81 può essere un buon viatico per la stagione alle porte.
Come dice Nicklaus: “Patience, patience…”