Mi è successa una cosa strana, e per me del tutto inedita, nelle ultime settimane: ho cominciato a sbagliare un numero molto più alto del normale di putt dalla corta distanza.
Ora, da sempre il putt è stato il mio principale punto di forza nel golf. È un movimento sul quale sono autodidatta (è possibile che abbia fatto una mezzoretta di lezione nei primissimi periodi del gioco, e poi l’ho approfondito un pochino nelle clinic con Andrea, ma nulla di sistematico o continuativo), ma che ho studiato a fondo sia teoricamente (da Pelz in giù) sia, soprattutto, praticamente. E dunque la prima reazione per me è stata di sorpresa, perché mi vedo come un eccellente pattatore, vedo nel putt un movimento assolutamente naturale e semplice.
Però quando in un giro sbagli tre-quattro putt intorno al metro le cose assumono una diversa prospettiva. E devi fare qualcosa.
In questo momento non posso dire di aver risolto il problema, ma ci sto lavorando e sono fiducioso nel poterlo risolvere presto. (Ricordo la sensazione stranissima provata con un improvviso shank, sei anni fa, che poi andò via così com’era venuto.) Quel che posso fare ora è dire come sto impostando la soluzione.
Per prima cosa con la pratica specifica. Due-tre volte la settimana passo quaranta minuti in putting green (non di più, perché trascorso quel tempo le mie forze mentali sono drenate), curando soprattutto i putt corti – fino a tre metri, ovvero quelli che ragionevolmente ho una discreta probabilità di imbucare. (Sul razionale di questo si veda qui.)
Poi con esercizi dedicati: una piccola bibbia che mi guida è questa (ne ho scritto la recensione un paio di anni fa su “Il Mondo del Golf Today”, e da allora la porto spesso con me quando vado in campo pratica).
Ho fatto anche qualche ricerca (l’impareggiabile Isalbella Calogero, questo lungo e documentatissimo articolo di David Owen). Ma alla fine credo che sia un problema passeggero, qualcosa che si incontra lungo il e cammino non troppo dissimile da una sciatalgia o un dolore alla spalla. Quindi applico le cure che conosco e vediamo quel che succede.
I miei venticinque lettori, ovviamente, non mancheranno di essere avvertiti degli sviluppi.