Dic 28

Dice Manassero, citato da Maria Pia Gennaro nell’editoriale dell’ultimo Golf Today:

Questo non è uno sport da vecchi, non è uno sport da ricchi e non è uno sport da pigri.

E Antonella Manuli, nella rubrica che cura per Golf & Turismo, nel numero di dicembre sostiene:

O ci convinciamo che i ragazzini vanno agganciati e appassionati molto precocemente, o la gerontocrazia, che è la cifra in questo paese, continuerà a essere la regola nel golf ancora per molti decenni…

Per me questo sport è l’attività ideale per tutti: perché c’è – ci può essere, almeno, ci dovrebbe essere – lo spazio per i più piccoli ma nello stesso tempo il settantenne può trascorrere giornate piacevolissime calcando i campi da golf. Ci sono precauzioni da prendere ma non controindicazioni, è il perfetto sport per chiunque.

Ma come lo si presenta al grande pubblico, come viene percepito, ecco, queste sono cose importanti, che possono fare la differenza. “È solo quella maledetta questione della percezione”, come dicevano gli ingegneri Fiat a fine anni Ottanta, straniti dal fatto che il pubblico non gradisse la Tipo.

Ecco, su questo bisogna insistere. E ciò significa giocoforza partire dai bambini e dai ragazzi, stimolarli senza forzarli, valorizzarli. (Al mio circolo ho visto passare ragazzi che sono diventati nazionali e professionisti, ma appena raggiunto un certo livello sono andati via.)

E perché alla cena di Natale rientravo a pieno nella categoria “giovani”, nonostante i miei quarantacinque anni?

Lo sviluppo di questo sport significa valorizzare l’aspetto sportivo e non solo quello ludico e sociale. C’è molto lavoro da fare, ma le prospettive sono ottime. L’immagine del golf va svecchiata. E possiamo dimenticare le ricadute sull’economia e sul lavoro?

When we come out of this cycle, and we will, the allure of our sport based on its values and ethos will still prove good for business. The best stimulus package is a robust golf economy, because nobody out-travels, outspends or out-contributes a golfer.

Questo scriveva Jerry Tarde, direttore di Golf Digest, nel maggio del 2009, e vale certamente ancor oggi. C’è da riflettere, c’è da lavorare. Si può fare.


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