C’è un nemico che si annida dentro di me da sempre. Che cresce, molto lentamente, dentro di me. Un nemico che mi sconfiggerà senza possibilità di appello. Mi è stato chiaro leggendo questo libro.
Ci ho messo nove anni esatti, ovvero da quando ho preso in mano un bastone per la prima volta ad ora, per avere la sensazione di aver capito un pochino il mio swing, le logiche del movimento e del mio corpo. E ora quel libro (che tra parentesi è un capolavoro assoluto, bellissimo, lancinante, che ti tocca l’anima e la scuote nel profondo) mi chiarisce senza tema di smentita che devo fare i conti con un corpo che si trasforma. Lentamente, ma si trasforma.
Ormai al risveglio la mattina è come un habitus mentale: faccio un controllo rapido del mio corpo, ascolto le mie sensazioni per sentire che cosa mi dicono. E, ahimè, troppo spesso mi capita di avvertire un dolorino nuovo, qualcosa che prima non c’era ma che dovrò portare con me; oppure una variazione sul tema, tipicamente una varietà nuova di mal di schiena.
Con la sciatalgia, e più in generale con la schiena, è stato così. Ogni tanto sento uno scricchiolio sospetto. Sì, faccio tutto quel che devo fare – palestra esercizi corsa eccetera –, ma questo mio corpo invecchia con me.
Un mio cugino, grande sportivo, mi ha detto una frase che mi ha colpito e che condivido: parlando del lato sportivo, mi ha detto che devo imparare a convivere col dolore. Non fare sciocchezze che poi pagherei salate, ma prenderlo come un dato di fatto e passare oltre.
Non che tutto ciò non sia bello, per carità; però non sarà bello negli anni a venire accorgermi che poco a poco perderò quella fluidità di swing la cui superficie ho messo così tanto a scalfire.
[…] Da un punto di visto fisico, per via di piccole trasformazioni (non certo in meglio) cui è soggetto il mio corpo, e questo nonostante le cure quasi maniacali – allenamenti prolungati, palestra, corsa eccetera – che gli dedico. (Ne ho parlato di recente qui). […]