Feb 15

Ben Hogan
Di Ben Hogan, fino ad oggi, ho parlato in maniera scarna (qui avevo riportato e commentato un suo video, ma è praticamente tutto).

E tuttavia è tempo che io colmi questa lacuna. Oggi parliamo dunque dell’uomo che – di fatto – ha inventato la pratica. Mi sono documentato leggendo questo libro (è uno tra i tanti; onesto e interessante, probabilmente non un capolavoro).

Di Ben Hogan si sono dette e scritte tantissime sciocchezze, soprattutto perché l’uomo era riservato, e in maniera particolare durante la pratica non voleva in alcun modo essere interrotto (ecco perché, nel campo pratica che è di fatto la mia seconda casa, mi metto istintivamente nella posizione più lontana, spalle al resto del mondo: per concentrarmi sui miei pensieri relativi alla pratica e non dover parlare con nessuno né da nessuno essere interrotto).

Io ammiro l’uomo Hogan, e credo che come golfisti noi abbiamo tanto da imparare da lui. Io voglio studiare il golfista Hogan, e questo è dunque solo il primo di tanti post che nel tempo seguiranno, in cui discorrerò di come quello che ha fatto, visto e pensato possa aiutare il nostro proprio golf.
US Open 1950
Uno dei “misteri” di Hogan è il suo famoso segreto, su cui è stato scritto un numero infinito di articoli e anche diversi (almeno cinque) libri. È un punto su cui studierò, ma fin d’ora mi appare chiaro che il segreto è che non c’è nessun segreto. O meglio, il segreto c’è, ma come dice Hogan, “the secret is in the dirt”, ovvero nella polvere del campo pratica dove occorre che tu passi il tuo tempo a studiare il tuo swing. Perché certo, le lezioni servono, i libri servono, gli articoli servono, ma alla fine vale quanto dice Bagger Vance:

Inside each and every one of us is one true authentic swing… Somethin’ we was born with… Somethin’ that’s ours and ours alone… Somethin’ that can’t be taught to ya or learned… Somethin’ that got to be remembered… Over time the world can rob us of that swing… It get buried inside us under all our wouldas and couldas and shouldas… Some folk even forget what their swing was like…
[Dentro ciascuno di noi c’è un solo vero autentico swing, una cosa con cui siamo nati, una cosa che è nostra e nostra soltanto. Una cosa che non ti può essere insegnata e non si impara. Una cosa che va ricordata sempre… e col tempo il mondo può rubarci quel nostro swing, che può finire sepolto dentro di noi sotto a tutti i nostri avrei voluto e potuto e dovuto… E c’è perfino chi si dimentica com’era il suo swing. Sì, c’è perfino chi se lo dimentica com’era.]

Dunque il tuo swing esiste già, perfetto e cristallino. Si tratta solo di raccoglierlo dalla polvere. E come lo raccogli? Tira un milione [sic] di palle, verrà fuori.
practice
Vado in parte fuori tema, ma mi sovviene Jacob Burak:

Il segreto del successo, secondo me, è che non c’è nessun segreto, e chiunque arrivi in cima si accorge che non c’è nessuna cima. La decisione più difficile per un uomo di successo è rinunciare alla propria strepitosa capacità di accumulare denaro per fare spazio a una vita più equilibrata, più umile, nella quale avere il tempo per dedicarsi a cause che con gli affari non hanno niente a che vedere.

E ancora due concetti, prima di andare.

Il primo è la segnalazione di un bell’articolo di John Paul Newport, autore di un ottimo libro di cui avevo parlato qui.

Il secondo è stato espresso da Tiger Woods, in un’intervista del 2005 di Jaime Diaz su Golf Digest:

Only two players have ever truly owned their swings: Moe Norman and Ben Hogan. I want to own mine. That’s where the satisfaction comes from.

(More to come.)


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